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Il franchising italiano cresce: vale 31 miliardi di euro, aumentano punti vendita e addetti

Il franchising italiano vale quasi 31 miliardi di euro, l’1.6% del PIL. Il dato è riferito al 2022 e arriva dall’associazione di categoria Assofranchising, che la scorsa settimana ha presentato a Milano il “Rapporto Assofranchising Italia 2023 Strutture, Tendenze e Scenari” disponibile sul sito.

La fotografia scattata dal centro studi di Nomisma racconta un comparto in salute, con un fatturato complessivo pari a 30,9 miliardi di euro che cresce del 7,1% rispetto al 2021, un incremento dei punti vendita a quota 61.162 (+2,2%) e degli addetti che raggiungono le 252.848 unità (+6,2%).

Numeri positivi che diventano ancor più significativi considerando il difficile quadro macroeconomico nazionale, caratterizzato da forte inflazione, tassi d’interesse alti e grande incertezza per il futuro, soprattutto a causa del conflitto in Ucraina. Tutti fattori che inevitabilmente avranno un peso sul giro d’affari di quest’anno: Nomisma, infatti, stima un rallentamento della crescita del comparto, che per il 2023 dovrebbe attestarsi al 3%.

Nonostante la congiuntura il franchising si dimostra ancora una volta un modello vincente” – dichiara Alberto Cogliati, Segretario Generale di Assofranchising. “La vera forza sta nella capacità degli imprenditori che operano in questo settore di posizionarsi in maniera efficace sul mercato grazie al forte spirito d’innovazione, una maggiore sensibilità verso la sostenibilità e un rinsaldato rapporto di fiducia che lega franchisor e franchisee. Tra i fattori abilitanti e vincenti di questo mercato vi è, in primis, la sicurezza del modello economico di business, unita a una migliore reputazione, derivante dalla notorietà dell’insegna e la possibilità di contare su formazione e assistenza da parte del franchisor. Come evidenziato da Nomisma le previsioni per il futuro sono positive e tra le scelte imprenditoriali future spicca la soluzione del multi-affiliato, modello che consente migliori performance e una maggiore organizzazione e pianificazione finanziaria. Ad oggi sono quasi 7 su 10 i franchisor che hanno multi-affiliati e il numero è destinato a crescere”.

I numeri della rete nazionale del franchising

Dall’indagine condotta da Nomisma, le reti in franchising attive in Italia sono 954. Il Nord Ovest si attesta al primo posto per numero di franchisor, seguito dal Nord Est e Centro Italia. In crescita, con 199 reti attive, l’area del Sud e delle Isole. Tra i settori più rappresentati nella penisola troviamo, al primo posto, quello dei servizi (255 reti), seguito da ristorazione (181) e abbigliamento (180). Per quanto riguarda il fatturato, invece, in testa troviamo la Grande Distribuzione Organizzata (GDO), che supera gli 11 miliardi di euro e incide per il 37% sul fatturato complessivo del franchising. In seconda posizione il comparto abbigliamento con oltre 7.5 miliardi di fatturato e a seguire i servizi 4.5 miliardi. Infine, la ristorazione in franchising supera i 3.2 miliardi di fatturato.

Prendendo in esame le regioni con il più alto numero di punti vendita troviamo al primo posto la Lombardia con ben 9.955 store, seguita da Lazio (6.734), Campania (4.805), Emilia-Romagna (4.757) e Sicilia (4.665).

Tra i franchisee, cioè tra gli imprenditori e le imprenditrici che aprono un punto vendita affiliato a una rete, il 43% sono donne. Il dato è in crescita di un punto percentuale rispetto al 2021. Per il prossimo futuro il numero di imprese a guida femminile in questo comparto sono date in crescita, soprattutto nei segmenti del commercio specializzato e dei servizi.

Gli ostacoli allo sviluppo del business

Vediamo quali sono le preoccupazioni più comuni da parte degli operatori del settore. L’inflazione e la conseguente diminuzione del potere d’acquisto da parte dei consumatori rappresenta, per il 45% degli operatori del franchising, la maggiore preoccupazione per lo sviluppo del business, seguita dall’aumento dei costi delle materie prime (19%) e crisi energetica (9%).

Tra le principali azioni messe in campo per fronteggiare queste difficoltà, il franchising si è orientato verso un maggiore contenimento dei costi aziendali (92% degli intervistati) e verso politiche di risparmio energetico (74%), cui si somma la contestuale ricerca di nuovi fornitori (70%). Un’altra soluzione delineata dalle aziende intervistate da Nomisma per questo report di Assofranchising, si orienta verso una politica di aumento di prezzo del prodotto finito (73%), al fine di salvaguardare, almeno in parte, la componente di margine operativo. Alla luce dell’attuale scenario, nonostante le difficoltà riconosciute dai franchisor, tra gli operatori del settore permane un tendenziale ottimismo.

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