Un nuovo modo di comunicare il Franchising
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Assofranchising: “Più donne, più giovani e nuovi servizi: la ricetta per sostenere la crescita del franchising in Italia” 

Gli ultimi dati di settore parlano chiaro: il franchising italiano è cresciuto nel 2022, arrivando a sfiorare complessivamente i 31 miliardi di euro. Un risultato notevole, considerando la non facile congiuntura economica. 

alberto cogliati Assofranchising: “Più donne, più giovani e nuovi servizi: la ricetta per sostenere la crescita del franchising in Italia” 

Proprio per approfondire le tendenze e lo stato di salute di un settore che pesa circa l’1.6% del PIL, abbiamo intervistato Alberto Cogliati, Segretario Generale di Assofranchising. Cogliati guarda già al futuro e fissa nuovi traguardi da raggiungere: “Lo scorso anno è stato un anno positivo, ma abbiamo ancora strada da fare. In Italia siamo indietro rispetto ad altri mercati come quello francese e quello anglosassone. Ci sono parecchie quote di mercato che il franchising può andare a recuperare, ma bisogna lavorare su una serie di fattori come visibilità, credibilità e reputazione. Anzi, il fattore più importante di tutti credo sia quello culturale: bisogna fare di più per far conoscere il mondo del franchising e la sua importanza strategica per l’economia italiana”. 

Maggiore conoscenza, quindi, significa anche maggiore capacità di attrazione del settore, soprattutto verso due segmenti cruciali: i giovani e le donne.

“Le donne diventate imprenditrici aprendo un punto vendita in franchising sono oggi il 43% del totale. Siamo ancora sotto la parità, ad esclusione di due linee di business quali beauty e abbigliamento che quotano rispettivamente 63% e 57%, ma è bene sottolineare come nel mercato non in franchising le donne siano il 22% di tutti gli imprenditori italiani. Non c’è dubbio che diventare franchisee sia un’opportunità per creare nuove imprese rosa. Una decisione che però va aiutata, perché spesso le donne vedono l’accesso al credito come una barriera di ingresso, indispensabile, invece, per lanciare la propria attività imprenditoriale. Per questo motivo, come associazione di categoria, stiamo migliorando il ventaglio di servizi che possono aiutare molto nella fase di startup, dalla locazione operativa al leasing, dal microcredito alle soluzioni fintech per sostenere l’investimento iniziale”.

Un altro dato che emerge dal vostro ultimo rapporto sul settore, curato dal centro studi di Nomisma, è l’età media dei franchisee. In pratica non ci sono under 25 e anche la fascia under 35 è poco rappresentata. Cosa si può fare per attrarre i giovani che vogliono fare impresa?

“Credo molto nella crescita interna di una rete. Penso sia normale che un ragazzo o una ragazza, magari appena usciti dall’università, non abbiamo né l’esperienza né il capitale necessario per poter aprire un proprio punto vendita. Ma quello che possiamo fare, come settore, è attrarre giovani talenti, facendoli iniziare come dipendenti e investendo nella loro costante formazione. Se riusciamo a farli appassionare al mondo del franchising, allora ci sono buone probabilità che, maturando, possano decidere di aprire il proprio punto vendita”.

Anche perché la great resignation, cioè il fenomeno delle dimissioni di massa da parte di giovani (ma non solo) è qualcosa che abbiamo visto accadere anche in Italia, a partire dal 2021. Il franchising può essere un’alternativa valida per chi vuole cambiare il proprio percorso professionale?

“Assolutamente sì. A livello occupazionale il nostro settore non ha risentito delle grandi dimissioni: a fine 2022 il franchising italiano contava 252.848 addetti, in crescita del +6,2% rispetto al 2021. Dopodiché c’è l’autoimpiego, che è da sempre un bacino fondamentale per attrarre nuovi licenziatari. Alcune persone decidono volontariamente di lasciare il proprio lavoro dipendente, con l’obiettivo di diventare imprenditori e aprire un punto vendita. Altri, invece, perdono il lavoro e devono ricollocarsi. Da questo punto di vista, per un’associazione di categoria come la nostra è importante avere rapporti sempre più stretti con le società di outplacement, perché possiamo diventare un’opportunità per tanti lavoratori e lavoratrici”.

Chiudiamo toccando un altro fronte caldo: quello della sostenibilità, intesa non solo in termini ambientali, ma anche per quanto riguardo l’impegno sociale, la governance aziendale, la trasparenza, ecc… Insomma il pacchetto ESG (Environment Social Governance) al completo. Come vi state muovendo su questo fronte?

“La sostenibilità è sempre più rilevante, non solo per le aziende, ma anche per i consumatori di qualsiasi fascia d’età – conclude Alberto Cogliati, Segretario Generale di Assofranchising -. Il 62% delle aziende intervistate per il nostro report annuale ha dichiarato di aver già intrapreso iniziative concrete in questo campo. Lato associativo, abbiamo stretto accordi con una serie di società specializzate, che possono sostenere le nostre aziende su qualsiasi declinazione vogliano dare alla parola sostenibilità all’interno del proprio business. Questo supporto lato ESG è già disponibile in un’apposita area del nostro sito”.

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