Volete la lista, vero? Io invece voglio risparmiare i soldi dell’avvocato. Anche perché, come per tutti i business, ci sono franchise che partono male e poi si evolvono in modo corretto (a suon di badilate nei denti, ovviamente) e franchise che partono bene e finiscono nel peggiore dei modi.
Non voglio entrare nel merito dei motivi, sono i più disparati. Sarà sicuramente argomento di un prossimo articolo.
Ma torniamo a noi.
Se è pur vero che un elenco non ve lo fornisco, farò qualcosa che forse vi potrà essere. Voglio fornirvi gli strumenti di base (tipo ABC) per imparare a riconoscere le franchise da cui stare alla larga e quelle a cui dare il beneficio del dubbio.
Non importa quanto costa qualcosa, ma quanto forte è lo sconto
Cosa c’è di più cinico dei saldi, che ti vendono a metà prezzo quello che due giorni prima hai pagato il doppio?
Ecco, pensate a tutte quelle franchise che barrano il prezzo tracciandovi sopra una linea. A parte ricordare i saldi Aiazzone, dovete porvi una semplice domanda: perché? Cosa mi stai dicendo? Che hai gonfiato prima il valore dell’investimento perché volevi farci il tuo mark-up? O che chi ha pagato il prezzo pieno prima (ovvero gli altri affiliati) è un demente subnormale?
Oppure stai beceramente usando il principio dell’urgenza, poiché gli sconti sono disponibili solo per un periodo di tempo specifico. Se le persone non acquistano il prodotto ora, a prezzo scontato, è probabile che perderanno l’opportunità del risparmio. C’è quindi un’urgenza coinvolta. Ma gli sconti sono qualcosa che tutti usano, specialmente quando vogliono che le persone acquistino un determinato prodotto. E una franchise, mi dispiace, non è un prodotto!
E come disse Alberto Sordi «Il marchese del Grillo nun chiede mai sconti: paga o nun paga… e io nun te pago!».
La bandiera del «NO» a tutto
Fee d’ingresso (o Entrance fee per gli anglofoni), Royalty e Marketing fee. C’è in Italia la credenza che queste siano voci di costo che il franchisor si intasca per poi comprarsi lo yacht/villa/macchinone (scegliete voi). Se, purtroppo, la cronaca evidenzia che esistono questi casi, dovete essere consapevoli di una cosa: non è il franchising, in quanto modello, ad esserne la causa ma le persone che lo utilizzano.
Quanti di voi pensano che la dinamite sia una brutta cosa di per sé? La dinamite viene impiegata in lavori minerari, ferroviari, portuali e anche per scopi militari. Utilissimi i primi, esecrabile l’ultimo. Ma le persone ricordano solo l’ultimo impiego, dimenticandosi degli altri.
Quindi quando vedete delle proposte di affiliazione che, a caratteri rasentanti il colossale, pubblicizzano NO Fee d’ingresso, NO Royalty, NO Marketing fee, dovrete sempre ricordare questi principi (che non mi sono inventata, lo dice la European Franchise Council):
- La fee d’ingresso è il corrispettivo della Licenza di utilizzo del marchio, la licenza di sfruttamento del know-how e l’eventuale (perché non è obbligatoria) area di esclusiva. Se non ho Fee d’ingresso, mi stai dicendo che il tuo brand non vale una cippa, manco i soldi del deposito e che il tuo know-how lo trovo nelle merendine del Mulino Bianco.
- Le royalty sono il corrispettivo dell’Assistenza continuativa. Se non ho Royalty, che assistenza mi darai?
- La Marketing fee, se presente (anche qui, non è un obbligo legale ma una buona prassi) è un fondo dedicato a TUTTA la rete, necessario per sviluppare la brand awarness nel mercato. Se non me la fai pagare vuol dire che non hai un minimo di pianificazione per lo sviluppo del brand e, di conseguenza, anche del business degli affiliati.
E non lo dico io né, lo dice la EFC (European Franchise Council).
Ricordate sempre Yves Lecomte… gli atti gratuiti possono costare molto cari.
Architetto, faccia lei
Le proposte che usano rendering 3D per far vedere “l’unità”. Personalmente mi viene la pelle da cappone. E mi domando perché non mettono l’immagine reale. Dietro a queste proposte nella maggior parte dei casi c’è una unità operativa fatta in un modo, ma visto che fa pietà, te ne fanno vedere una finta. Oppure non hanno alcuna unità operativa.
Ne vedo sempre meno di rendering (grazie a dio per i piccoli favori), ma quando si palesano il mio pensiero va al povero architetto che si è dovuto inventare un concept che generi profitti partendo dal nulla cosmico.
Quindi, grazie architetto, so che hai fatto del tuo meglio, ma la parete giallo evidenziatore perché il committente vuole “colpire”… nun se po’ vedè.