Arthur Oyama

Oakberry franchising: intervista ad Arthur Oyama, Direttore amministrativo

Oakberry è un brand molto particolare nel settore del food. Ci racconti perché?

Oakberry è un brand nato da una domanda crescente del mercato verso il cibo buono e sano. Siamo specializzati nell’açai, una bacca che cresce nell’Amazzonia brasiliana, simile a un mirtillo ma di dimensioni maggiori. Questo frutto, che chiamiamo ‘superfood’, è ricco di vitamine, antiossidanti e altre proprietà benefiche per la salute. Fin dalla nascita del brand, il nostro obiettivo è stato quello di elevare questo prodotto, trasformandolo in una commodity di alto livello e creando un desiderio attorno al marchio.

Oakberry Oakberry franchising: intervista ad Arthur Oyama, Direttore amministrativo

Oakberry offre bowl e smoothie a base di açai. Gli smoothie sono una sorta di frullato a cui aggiungiamo una varietà di condimenti sani come granola, frutta fresca, cocco e mandorle. Ogni cliente può personalizzare il proprio smoothie con topping illimitati, rendendolo un pasto sano, leggero e molto nutriente.

Perché avete scelto il modello del franchising per sviluppare il brand di Oakberry?

L’idea di Oakberry è nata fin dall’inizio come un modello di franchising. Quindi, nel nostro sviluppo in Italia, stiamo semplicemente replicando questo modello di successo.

Quali caratteristiche ha il vostro affiliato ideale e cosa deve fare per aprire un punto vendita con Oakberry?

Con l’esperienza maturata oggi contiamo 700 negozi in tutto il mondo, e ogni paese ha un responsabile per lo sviluppo con esperienza consolidata. Io lavoro con Marco da più di quattro anni; abbiamo iniziato a sviluppare Malta nel 2020, durante la pandemia, e oggi abbiamo sei negozi. Nel 2022, invece, abbiamo iniziato a sviluppare il mercato italiano.

Cerchiamo sempre franchisee che comprendano appieno ciò che facciamo e che conoscano bene il brand. In Italia abbiamo due franchisee: uno a Milano e uno a Como, entrambi brasiliani che conoscono bene il marchio. Il nostro compito come master franchisor è educare questi franchisee fin dall’inizio e fornire tutta la formazione necessaria riguardo al brand e alle operazioni.

Sebbene non sia obbligatorio, è un vantaggio se il franchisee ha già esperienza nel settore della ristorazione e del food. L’importante è comprendere il brand e la nostra visione. Il nostro prodotto è molto particolare e ogni giorno nei nostri negozi di Milano e Como accogliamo nuovi clienti. Quindi, è fondamentale che chi lavora dietro il bancone sappia spiegare il prodotto e la nostra filosofia.

Immagino ci sia tanta curiosità da parte dei clienti sul vostro prodotto, essendo poco conosciuto in Italia. È così?

Sì, esatto. L’açai è un prodotto molto particolare e difficile da spiegare a parole. L’esperienza Oakberry in negozio è diversa e unica. Molti clienti nuovi entrano e ci chiedono a cosa somigli, ma l’açai è unico e non c’è niente di paragonabile. Per questo, offriamo spesso assaggi ai nuovi clienti per fargli capire cosa facciamo. È proprio per questo che l’esperienza all’interno del nostro store è così importante.

Ma noi non facciamo solo cibo; Oakberry è molto più di un semplice alimento. Non si parla solo di açai, ma di un marchio che, in soli 7 anni, ha creato un desiderio intorno al brand. Abbiamo già partecipato a grandi eventi in tutto il mondo come il Super Bowl, gli US Open, i circuiti di tennis ATP, e la Formula 1. Ad esempio, abbiamo organizzato un evento a Monza nel 2022.

Questo desiderio del brand è il nostro punto di forza quando si parla di açai. In Brasile ci sono molti brand di açai, ma noi abbiamo creato un desiderio intorno al nostro marchio, che ci differenzia da tutti gli altri. Vogliamo replicare questo successo anche in Italia.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro? Avete già un’idea di sviluppo rete in altre parti d’Italia come il centro o il sud?


L’Italia è il paese più importante in Europa per il brand, per motivi evidenti. Cerchiamo di aprire negozi in tutte le città principali e abbiamo scelto Milano come punto di riferimento non solo per l’Italia ma per tutto il mondo. Questo è stato un passo cruciale per il nostro marchio. Abbiamo già in programma di aprire a Roma molto presto, un passo significativo per il nostro sviluppo nel paese. Inoltre, il prossimo mese apriremo a Cagliari con un franchisee brasiliano che svilupperà la Sardegna.

Il nostro progetto a lungo termine prevede l’apertura di 50 negozi nei prossimi 10 anni. Nei prossimi 4 anni, speriamo di aprire almeno 5 negozi nelle città più importanti come Bologna, Firenze, Torino e Verona. Queste città sono già nel nostro radar e contiamo di arrivarci molto presto.

Inoltre, in Italia c’è un grande potenziale per le operazioni stagionali durante l’estate. Il modello del chiosco, che funziona molto bene in Brasile, può essere adottato anche nei centri commerciali italiani. I risultati del primo anno e mezzo sono stati molto positivi e ci danno fiducia per continuare con il nostro progetto di sviluppo.

Vi aspettavate di avere questo successo a Milano?

Quando ho iniziato come master franchisor con il mio piccolo negozio quattro anni fa, ero consapevole delle difficoltà di inserirsi in un nuovo paese come l’Italia, soprattutto nel settore alimentare. Quando pianifichiamo l’apertura di un negozio, siamo sempre cauti, sperando di essere piacevolmente sorpresi dai risultati. A Milano, abbiamo raggiunto risultati che superavano le nostre aspettative, il che è stato molto incoraggiante.

Questo approccio prudente lo adottiamo anche per altri mercati. Quando sviluppiamo un piano di fattibilità con i nostri franchisee, non puntiamo a vendite eccezionali fin dal primo anno. Iniziamo con l’obiettivo di farci conoscere, e dopo 2-3 anni i negozi raggiungono una stabilità tale da permettere di ottenere risultati significativi. È importante sottolineare che, sebbene il nostro business plan sia comprovato a livello globale, ogni negozio ha un periodo di maturazione.

L’esperienza ci ha insegnato che il ritorno sull’investimento avviene generalmente tra i due anni e mezzo e i tre anni, ma questo può variare a seconda del mercato.

Quindi, iniziate con un piano di base e prevedete uno sviluppo graduale, che aumenta con il tempo in cui il negozio rimane aperto?

Esatto, Oakberry è ancora un marchio poco conosciuto, quindi il nostro lavoro di marketing è fondamentale. Il nostro prodotto è altamente visuale e rappresenta l’elemento principale del marchio: sui social media, specialmente su Instagram, i nostri colori vibranti attraggono l’attenzione del pubblico. Quindi il nostro compito come master franchisor in Italia è dare supporto ai franchisee per promuovere tutti i negozi e assicurarne le prestazioni in linea con il business plan.

Certo, come hai giustamente sottolineato, nel settore alimentare il marketing riveste un ruolo fondamentale. Il cibo non è solo una questione di sapore, ma un’esperienza completa che inizia con ciò che si vede e si percepisce.

Esatto, i nostri clienti diventano i nostri influencer perché il nostro prodotto è molto visivo. La prima cosa che fanno, come succede per tutti i grandi brand, è scattare una foto prima di mangiare e condividerla su Instagram e con gli amici. Siamo cresciuti molto organicamente in Italia, e questo è importante da sottolineare. Abbiamo realizzato qualche collaborazione ed evento, ma principalmente il nostro successo è dovuto ai nostri clienti fedeli che fanno marketing organico per noi. Crediamo molto in questo approccio, che è lo stesso che seguiamo in tutto il mondo, e in Italia continuiamo su questa strada.

Silvia Favulli ha intervistato Arthur Oyama, Direttore amministrativo del brand Oakberry, ospite all’interno del ciclo di webinar di Franchising Meet - terza edizione, il format ideato e realizzato da SCAI Comunicazione per fare formazione e networking nel mondo del franchising.