Se è pur vero che la formula del franchising si può applicare a qualsiasi settore (from pet dog to hot-dog come dicono negli USA), non vuol dire che tutto possa diventare una franchise.
Perché prima di tutto alcuni ambiti in Italia non sono contemplati nella nostra legge specifica.
Franchising di prodotto? Sì. Franchising di servizi? Sì. Franchising industriale, tipo Coca-Cola? No. Trasporto aereo? Sì. Distribuzione farmaceutici? Sì. Franchising all’ingrosso, ovvero B2B? Anche se è lecito pensare di sì, la nostra legge non lo considera.
In secondo luogo, l’idea alla base di un franchising deve possedere dei requisiti, delle condizioni necessarie affinché la formula stessa stia in piedi.
Primo requisito: essere credibile. Vi fareste mai operare al cuore da un ingegnere che fino a due mesi prima progettava ponti e non sa nemmeno dove si trova la vena cava? Tipo 18.000 palestinesi uccisi e riesci a passare per vittima. Top ufficio stampa.
Secondo requisito: essere unico. Per essere unici bisogna essere diversi, perché l’unicità non è una virtù ma una responsabilità. Quindi, copiare, non funziona.
Terzo requisito: essere profittevole. Apriti cielo. Investiresti mai in qualcosa che costa 100 ma non sai quanto ti può rendere? E dopo due anni te ne è costata altri 100? E al terzo ti chiedi: Ma in questo mondo conta solo il profitto? Ma no! C’è anche il lucro.
Quarto requisito: essere insegnabile. Quindi se il mio ristorante è famoso per le ricette «particolari» inventate sul momento dal mio cuoco fuori come un balcone, sono certo al di là di ogni ragionevole dubbio di poterle insegnarle anche ad un idraulico?
E niente frazionamenti: o tutti o lasciate perdere. Perché il franchising è una scelta, non un sistema per risolvere problemi.
Se tutto va male ho il piano B. Che è come il piano A ma con più vino.
«Sai, è da un po’ che mi frulla in testa un’idea. Stavo pensando al franchising. Penso sia la soluzione giusta»
«Soluzione a cosa?»
«Beh, l’attività va male, ma con il franchising mi pagano le fee d’ingresso e le royalty così io guadagno e mi tiro su.»
Tante volte ho cercato di capire da sola, da cosa parte ‘sto tizio per uscire con tali perle, nel disperato tentativo di sentirmi melgio. E trovo tutto lì, sull’internette.
Due articoli su Tik Tok (dai, ma sei serio? È come dire che sai leggere perché conosci l’alfabeto), 4 video di chi crede che la “kappa” e la “ci” siano la stessa lettera, corsi super mega sap-trap-frap tenuti dai famosi esperti mondiali (che poi, vai a vedere, e trovi una laurea triennale in unghie incarnite), dove ti dicono che è tutto semplicissimo, fai volare il tuo business oltre i 100K, cosa aspetti, offerta limitata, etc. etc. etc. (a riprova le immagini del profilo con Ferrari, aereo e Dubai che ormai è diventato il rifugium peccatorum dei cialtroni).
Facile, come bere un bicchier d’acqua. E tu con quel bicchiere ti ci strozzerai.
Primo, perché i soldi sono un risultato, non un obiettivo.
Secondo, perché trasformare un business in una franchise è una scelta, una strategia e un percorso, non una campagna Facebook.
Terzo, perché il franchising è una formula commerciale basata sull’etica e sulla condivisione del successo.
Orbene, se ogni problema ha tre soluzioni, la mia, la tua e la soluzione giusta, il franchising non è una di queste. E nemmeno il vino.
Non è da tutti essere per pochi
Forse avrei dovuto dirlo subito, ma l’unica vera parola innominabile in quest’Italia ostaggio del politically correct più estremo, del genitore uno e due, del diversamente caucasico, del diversamente cittadino regolare, dei quaranta punti esclamativi alla fine di ogni singola frase, sia diventata il termine ignorante.
Sì, perché un paio di badile di cultura (dopo i pasti) aiuterebbero da subito a capire perché il franchising non è per tutti. E risiede nel significato della parola stessa. Essa vuol dire letteralmente “franchigia” o “privilegio” ovvero una «legge che attribuisce a un soggetto o a una categoria di soggetti una posizione più favorevole di quella della generalità degli altri soggetti».
Per realizzare un progetto in franchising ci vogliono testa, mani, gambe, cuore e terga. Per questo quando sento pronunciare le parole voglio fare franchising… mi chiedo se glielo abbia prescritto il medico.